Quando è iniziato tutto?
By Alessandra Pollina / giugno 7, 2020 / Testimonianza / 0 Comments“Realmente….quando è iniziato tutto? Ricordo un tempo in cui andare al mare era una delle cose più belle che potessi fare, ricordo che giocare e distendermi nella sabbia calda, correre in acqua o tuffarmi cento volte da quel molo, un divertimento senza eguali. Avrei potuto passare ore così e l’unica preoccupazione al mare era quando mia madre mi avrebbe dato il permesso di fare il bagno dopo pranzo.
…. Quando, esattamente, il mare è diventato un problema, da quando ho iniziato a preoccuparmi di come mi muovevo o di chi poteva vedermi, a coprirmi con l’asciugamano subito appena uscita dall’acqua? Quando a portare parei e vestiti sempre più ampi….? Qual è la prima volta che mi sono vergognata di me e del mio corpo?
Ricordo una ragazzina spensierata, due grandi occhi, senza trucco, sempre in jeans e camicia, dalle forme dolci e arrotondate, serena, sicura di sé e della vita, allegra, mai un pensiero al proprio corpo, al peso, all’estetica. Poi uno dei primi ragazzi le fece notare che non era poi così magra… Iniziò a truccarsi perché il suo viso non andava più così bene, iniziò a vestirsi elegante, a portare accessori per essere più attraente…. A fare massaggi e passare creme… Iniziò a pensare di dover dimagrire per essere bella. Le sue amiche le facevano i complimenti quando la vedevano dimagrire. Anche l’allenatore di pallavolo la voleva più magra. Anche la madre, a dieta da sempre, la metteva in guardia dai chili di troppo… E allora le tabelle, le calorie, i grafici, la bilancia per pesare tutto…
E’ lì che ho iniziato a non andare più bene. Niente del mio corpo andava più bene e più mi affannavo con le diete e gioivo dei dimagrimenti e degli apprezzamenti degli altri, più aumentava la frustrazione ogni volta che i Kg tornavano, sempre di più… Più era difficile dimagrire, più ero orgogliosa nel mostrare il mio corpo più magro, più erano profonde le ricadute e lunghi i periodi in cui non riuscivo assolutamente a controllare quello che mangiavo…. E poi il mio compagno e il suo costante sguardo di rimprovero e di giudizio, il suo disappunto…
Lunghi diari di sofferenza, parole scritte con le lacrime, un fallimento dopo l’altro, non so quanto tempo, energia, dolore, denaro, frustrazione, paura, disprezzo, senso di colpa ho impiegato, anno dopo anno, dieta dopo dieta, falsa speranza dopo falsa speranza….
Ma soprattutto la vergogna, il senso acuto, doloroso, profondo di vergogna. Vergogna del mio corpo, la paura di mostrarlo, di farmi vedere…. Iniziando ad uscire sempre meno, a mangiare senza farmi vedere, a non voler incontrare i vecchi amici perché non si rendessero conto di ‘cosa’ ero diventata…
La vergogna, che giorno dopo giorno ti mangia l’anima e ti distrugge. Adesso lo so, è il percorso di tante donne, che come me hanno sofferto e soffrono questo calvario”.
Questa le parole di Clara, una splendida e fragile donna che ha sofferto tutta la vita a causa dello stigma sociale (spesso anche familiare) che obbliga le ragazze ad uniformarsi a certi standard, a certe misure, a certi modi di apparire, per lo più irraggiungibili o impossibili da ottenere o mantenere, specie tramite le diete.
Ma adesso sempre più voci si stanno alzando, nascono movimenti, associazioni, gruppi di persone, professionisti, che reclamano il diritto di ogni persona a vivere degnamente e serenamente con il corpo e con l’aspetto che ha, indipendentemente dalle misure e dalla taglia.
Vi sono programmi per educare le donne, le bambine, ad apprezzare la diversità, a gioire del proprio corpo e di tutto ciò che fa per noi in ogni momento, anziché giudicarlo o provarne vergogna.
La vergogna, come nella testimonianza, può veramente mangiare l’anima di una persona e distruggerla. Pertanto, con le parole di una mia insegnante: “Non vi nascondete! Non c’è niente che debba essere nascosto, cambiato, niente che non va bene così com’è. Il vostro corpo è un miracolo. Ognuna di voi è un miracolo”.